La diminuzione delle prestazioni dei costruttori giapponesi nel MotoGP è evidente, con Honda e Yamaha in crisi apparentemente senza fine. Oltre ad aver introdotto diverse modifiche alle rispettive moto, stanno anche cambiando lentamente la loro struttura e i processi, in un processo che richiede tempo.
Kevin Schwantz ha parlato con il sito GPOne.com sulla situazione dei costruttori che un tempo dominavano il MotoGP. Secondo l’ex pilota, la mentalità e l’approccio li stanno mettendo in svantaggio, poiché non sono molto efficaci nello sviluppo di una moto:
– Penso che i giapponesi siano sempre stati così determinati a seguire la propria direzione, che oggi stanno incontrando problemi. Gli europei, d’altra parte, sono abituati a ottenere il massimo da tutte le aree possibili, testando sei o addirittura otto moto in pista. È un mare di informazioni molto utili per trovare la giusta direzione nello sviluppo di una moto.
Il numero di moto in pista è, secondo Schwantz, il tallone d’Achille per Honda e Yamaha: ‘Se hai solo una squadra con due moto e forse una squadra satellite, è molto difficile competere alla pari. I costruttori giapponesi devono aprire di più la mente rispetto a quanto fanno attualmente’.