Non c’è dubbio che le sospensioni controllate elettronicamente siano uno dei progressi tecnologici applicati al telaio che hanno quasi rivoluzionato il settore e contribuito ad aumentare la sicurezza e il piacere di guida delle moto. La loro architettura è piuttosto semplice, ma la loro realizzazione, sia dal punto di vista del software che dell’hardware, presenta alcuni punti critici che richiedono fasi di sviluppo attente. In sintesi, il sistema idraulico (e talvolta anche la precarica) si regola costantemente in base alle condizioni della superficie stradale, grazie a bobine o altri tipi di attuatori che offrono tempi di reazione molto brevi (anche nell’ordine di alcuni millisecondi) per regolare la frenata idraulica o l’assetto non appena i sensori comunicano che le condizioni di guida e la superficie stradale sono cambiate.
A tal fine, vengono utilizzati al massimo i dati delle piattaforme inerziali e di altri sensori che leggono il movimento delle sospensioni, la velocità delle ruote, il grado di apertura della valvola del gas, ecc. Sulla base di questi parametri e in base alle logiche di funzionamento definite, le regolazioni delle sospensioni vengono adattate “in tempo reale” mentre la moto è in movimento.
Coloro che hanno avuto la fortuna di provare questi dispositivi concorderanno sul fatto che siano un innegabile passo avanti sotto tutti gli aspetti e il fatto che queste soluzioni stiano diventando sempre più “democratizzate” (alla EICMA 2023, sono stati visti sistemi semplificati adatti alle piccole moto, ad esempio) lo dimostra ancora una volta.
Nella sequenza di questa tecnologia, CFMOTO ha brevettato anche una soluzione che regola anche la risposta della sospensione – si presume – attraverso i dati che una telecamera anteriore comunica all’unità di controllo. In un certo senso, questo darebbe alla sospensione quasi una funzione “prevedere”, che potrebbe irrigidirsi o ammorbidirsi in risposta a buche o depressioni, anche prima di entrare in contatto con le ruote, perché vengono “rilevati” dalla telecamera che, forse condivisa con il sistema di telecamera di bordo o combinata con un radar per gestire altri aiuti alla guida, verrebbe aggiunta ai sensori che consentono all’algoritmo di gestione di intraprendere le azioni appropriate per garantire una perfetta aderenza alla strada e un comfort superiore. Non si tratta di una tecnologia del tutto nuova, poiché sistemi concettualmente simili a quello proposto da CFMOTO sono stati già introdotti nel settore automobilistico alcuni anni fa.
Il brevetto, scoperto dai nostri colleghi di Cycleworld, è datato 2022, ma è emerso solo di recente sui social network e mostra una CFMOTO 1250 TR-G equipaggiata con questi dispositivi. Non sorprende, infatti, che la moto utilizzata per mostrare il brevetto sia stata la GT cinese (non importata in Europa, ma riservata al mercato interno cinese, anche se poco più di un anno fa è stata esposta al Salone dell’Automobile di Lione per testare l’approvazione del pubblico) equipaggiata con un motore bicilindrico da 1.279 cc derivato dalla nota LC-Series LC-Series. 279 cc derivato dal famoso LC8c della KTM, di cui CFMOTO è partner industriale: la potenza è di ben 140 CV a 8.500 giri/min e la coppia massima di 120 Nm a 7.000 giri/min, i freni sono pinze radiali Brembo e le sospensioni sono della marca Marzocchi e Sachs. Soluzioni come questa brevetto si adattano ai tourer come il 1250 TR-G, sia per motivi di peso e costo che per lo spazio necessario per ospitare tutti i dispositivi necessari.