È ormai un fatto consolidato: le cilindrate piccole/medie hanno il loro mercato anche in Europa, dove da anni i clienti dei concessionari difendono il concetto “più grande è meglio”, talvolta con risultati inconsistenti. Come non menzionare, del resto, le prime moto sportive da 1000 o 1100 cc degli anni ’80, che, oltre alla loro incredibile potenza (per l’epoca), erano associate a pesi e dimensioni inadeguati per una guida sportiva, il che le ha rese oggetto di ridicolo nelle curve da moto molto più modeste in termini di cilindrata e prestazioni?
Ma oltre a questo esempio, la questione è che il vuoto aperto quasi 10 anni fa da Royal Enfield sta attirando altri costruttori: moto semplici, facili da guidare, con un focus sulla “rapporto qualità/prezzo”, ma esteticamente gradevoli grazie anche alla loro personalità e consistenza di design.
Il costruttore indiano ha sempre affermato che nel segmento delle moto di piccola/media cilindrata a prezzi interessanti c’era molto da fare in Europa e spazio per espandersi. E aveva ragione: non solo Royal Enfield è ora un marchio (ri)stabilito nel Vecchio Continente, ma ha aperto la strada ad altri produttori che hanno già introdotto le loro moto da 300/400 cc in Europa o sono in procinto di farlo. In India, per citare solo un dato significativo, c’è una battaglia all’ultimo sangue per conquistare il mercato delle moto di circa 350 cc, dove attualmente il modello più venduto è la Royal Enfield Classic 350 (a novembre 2023, più di 31.000 unità erano state consegnate solo in India! Chissà se uno dei produttori avversari dell’azienda con sede a Chennai potrebbe essere pronto a sbarcare nel nostro paese e in qualche modo ripercorrere la strada virtuosa di Royal Enfield.
Dato che i produttori indiani hanno moto più che adeguate, anche per la distribuzione globale, quali tra quelli che attualmente si contendono la supremazia nel paese hanno – secondo la nostra opinione – buone possibilità di arrivare in Europa? E cosa ci interessa dei produttori indiani di cui sappiamo poco o nulla? Detto così, è una domanda che merita alcune risposte ipotetiche.
Il mercato indiano è un luogo in cui si scontrano alcuni dei più forti attori del mondo. Ad esempio, Hero sarà il secondo costruttore per volume nel 2023 (il primo è Honda) e TVS, Bajaj e il gruppo Classic Legends hanno anche volumi significativi dalla loro parte. Dato che molte delle cose che vediamo in Asia hanno un’importante eco qui, quando le condizioni nei cosiddetti mercati “maturi” lo permettono, non saremmo molto sorpresi se nel 2025 o poco dopo alcune di queste marche sbarcassero in Europa per dare una nuova spinta al segmento delle moto da 300/400 cc e forse cambiare significativamente l’equilibrio dei volumi di vendita.
TVS: un gigante che ha una partnership con BMW per la produzione della famiglia G 310 in India e, inoltre, la G 310 RR è molto vicina a diventare un best-seller di TVS, come l’Apache RR. La partnership con Monaco non termina qui, continua anche con i veicoli elettrici. TVS ha acquisito Norton, il marchio britannico storico e rinomato. Ricordiamocelo.
Bajaj: un altro gigante (il quarto costruttore più grande al mondo nel 2023) che ha una partnership in corso con un costruttore europeo, o meglio, due; in questo caso, Triumph, per la quale costruisce la famiglia di moto da 400 cc Scrambler 400 X e Speed 400 (sembra che siano previste altre moto sulla stessa piattaforma) e KTM, con cui è legata da partecipazioni, oltre ad avere Bajaj che costruisce le moto di piccola cilindrata KTM e Husqvarna, 5 milioni di moto fino ad oggi, e questo numero aumenterà con le future elettriche.
Jawa: sì, il marchio ceco si è diviso in due. Da un lato, abbiamo la Jawa che opera nella Repubblica Ceca e, dall’altro, la Classic Legends (Mahindra) ha acquisito i diritti di utilizzo del marchio per la regione indiana, producendo una gamma di moto monocilindriche da 300 o 350 cc in stile classico, tra cui la Pèrak. “Perché?”, vi chiederete, finché non scoprirete che la Jawa era un marchio molto popolare in India in passato. Inoltre, se guardiamo alla lista della Jawa con sede nella Repubblica Ceca, troveremo anche alcuni modelli prodotti in India.
Yezdi: Scommetto che pochi di voi si ricordano di questo nome, il che non è sorprendente. È un marchio storico in India, dove ha preso il testimone della Jawa, poi è scomparso e successivamente è stato resuscitato di nuovo dalla Classic Legends per sfruttare l’appeal del marchio e la sua dominanza nel mercato. In breve, c’è una lista di tre modelli (Scrambler, Adventure e Roadster) basati sul motore Jawa Pèrak e grandi piani di sviluppo.
Hero: non con l’Europa, ma con l’America. Il matrimonio tra Hero e Harley-Davison ha già prodotto l’Harley-Davidson X440, una roadster attualmente venduta solo in India. Ma pochi giorni fa è stata presentata l’Hero Mavrick 440, praticamente sulla stessa piattaforma della X440. Se aggiungiamo il fatto che Hero non nasconde la sua intenzione di stabilirsi in Europa e che Harley non porterà la X440 qui (almeno, finora non ci sono notizie in merito)… possiamo aspettarci di vedere la Mavrick in Occidente prima o poi.
Certo è che la TVS ha annunciato un accordo per importare e distribuire i suoi veicoli in Europa attraverso il gruppo svizzero Emil Frey, la Jawa (come abbiamo visto) è già dentro, Hero ha intenzioni più che concrete espresse chiaramente all’EICMA 2023 e la BSA sta aspettando una distribuzione più intensiva al di fuori del Regno Unito. Cosa è rimasto fuori? La Bajaj che, se volesse, avrebbe sicuramente modelli per il mercato europeo e la Yezdi che, onestamente, non sembra essere un marchio riconoscibile in Occidente, ma potrebbe fornire le sue moto (pensa a una piccola adventure da 300 cc) alla Jawa.
Riassumendo, l’invasione indiana, dopo quella cinese, è già iniziata, sebbene con presupposti e metodi molto diversi da quelli che ci hanno portato CFMOTO, QJ, VOGE e tutti gli altri marchi cinesi che stanno guadagnando sempre più terreno e quote di mercato, anche attraverso il possesso di marchi italiani. Infatti, sarà – e già sta avvenendo – molto interessante osservare come verrà affrontato e gestito, tra indiani e cinesi, il terreno comune dei prezzi competitivi, in uno scenario che è ancora per la maggior parte da scrivere.